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Guttuso, la via italiana alla politica in pittura

La Gam di Torino raccoglie 60 opere del pittore che fu vicino al Partito Comunista anche per ripensare al '68 cinquanta anni dopo

Guttuso, la via italiana alla politica in pittura
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22 Febbraio 2018 - 18.00


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“Per noi l’arte non può essere antiumana, nel nostro presente, anzi, cerchiamo di cogliere i fermenti opposti a tanto rassegnato pragmatismo”. Lo disse Renato Guttuso. E al pittore siciliano (Bagheria, Palermo 1911 – Roma 1987), attento alla scena politica e al Partito comunista, a 50 anni dal ‘68 dedica una mostra con 60 opere da collezioni pubbliche e private la Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino dal 23 febbraio al 24 giugno.

Fabio Carapezza Guttuso, figlio adottivo del pittore e presidente degli Archivi Guttuso a Torino ha detto che “questo è il momento giusto, nella città giusta, la città di Norberto Bobbio, incline da sempre alla riflessione politica e sociale, e nel museo giusto, la Gam, per organizzare una mostra su Renato Guttuso”.

Il curatore Pier Giovanni Castagnoli (già direttore della Gam) e la direttrice del museo, Carolyn Christov-Bakargiev, hanno rilevato come siano esposti dipinti a tema politico, su comizi o sui funerali di Togliatti, accanto a dipinti a tema più intimo come nudi e nature morte.

Come ricorda la nota stampa, “nell’ottobre del 1967, cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, Renato Guttuso scriveva su Rinascita, rivista politico-culturale del Partito Comunista Italiano, un articolo intitolato Avanguardie e Rivoluzione, nel quale il pittore riconosceva alla rivoluzione il titolo inconfutabile e meritorio di essere stata il fondamento di una nuova cultura, con la quale profondamente sentiva di identificarsi e che lo induceva a chiudere il suo scritto con l’esplicita professione di fede: “L’arte è umanesimo e il socialismo è umanesimo”.

 

 

 

 

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